ARCHIVIO DEL TEMPO CHE PASSA
COMPIHOBBY


VILLA «LE FALLE» E  IL PARCO DELLA RAGNAIA
A cura di Berlinghiero Buonarroti
((Depliant «Là dove Fiesole si specchia in Arno. Girone, Compiobbi,Ellera))

La villa, oggi di proprietà Rangoni, è appartenuta alla famiglia dei Pazzi fino alla confisca da parte dei Medici, avvenuta dopo la fallita congiura perpetrata ai loro danni nel 1478. Nel 1599 il celebre architetto Gherardo Silvani la ricostruì quasi interamente per conto della famiglia Guadagni, allora proprietaria, portandola alla grandezza e all'eleganza attuale, disegnando le logge simmetriche sulle opposte facciate e circondando l'edificio con una terrazza. Fu il cav. Enrico Danti che, diventatone proprietario nel 1810, provvide ad addensare con lecci, cipressi e pini lo splendido parco di ispirazione cinquecentesca denominato Ragnaia, dotandola di vialetti, secondo i dettami dello stile beoclassico allora in auge e anticipando di 50 anni il progetto del parco che John Temple Leader realizzò a Vincigliata.

Danti seguendo il progetto dello scenografo Giovanni Gianni, disseminò il parco con un obelisco egizieggiante; con ponticelli, fra cui quello che localmente è detto della
Madonna dei fichi secchi; con le statue del frate e dell'assassino e dell'Abbondanza; col tempietto neoclassico a colonne soprannominato l'Ombrellino o il Paradisino; col belvedere detto il Prospetto, a cui si accede da due scalinate simmetriche, abbellito da decorazioni e graffiti dedicati alla vita di Pia de' Tolomei ; con la torre merlata a pianta quadra ed infine con la misteriosa e affascinante Torre Tonda, con le scale esterne a spirale, a far da sentinella alla tenuta, come se avesse la funzione di un'antica torre di avvistamento.

L'insediamento più bizzarro è, però, un finto borgo medievale con una porta di accesso merlata e con feritoie, costruita in pietra alberese, con su scritta in caratteri romani "
Porta Letizia". Completano il villaggio la pseudo chiesetta e il finto campanile che ha come unico scopo quello di creare straniamento, non avendo neppure le campane, come sarebbe logico.


Ville

A Porta Letizia si accedeva, un tempo, dal cosiddetto "Usciolo" posto sulla via di Valle: castelletto merlato in miniatura che immetteva nella Ragnaia e di cui, ormai, rimangono le "rovine delle rovine", in quanto era stato costruito già diroccato, per dare l'idea di una presunta antichità. Dal tempo in cui il pittore Giuseppe Zocchi ne tramandò, nel 1744, la memoria in una celebre acquaforte, la Villa delle Falle è ingioiellata da due viali divergenti con cipressi plurisecolari.
All'inizio del viale che conduce all'ingresso laterale della villa c'è la statua in cemento e ferro del gigante
Polifemo, dove l'edera ha pensato bene di nasconderne le nudità e in parte le deformità di un maldestro restauro. Il viale occidentale, invece, dopo essere salito fino alla colonna del "Galletto", ma che in effetti è il grifone metallico ispirato allo stemma dei Danti, conduceva al cinquecentesco oratorio di S. Antonio, demolito poco prima della seconda guerra mondiale dal comm. Zeloni.

La villa delle Falle in una cartolina della Collezione Benvenuti.
A destra della villa si nota una doppia torre  con un fabbricato che le unisce. E' il podere di Castelnuovo che, ancora ai primi del '900 era ancora dotato di merli.

La villa è sempre stata circondata da numerosi poderi di proprietà: La Fonte, il Poggio, il Fattoio, Castelnuovo, le Colombe, la Torricina, Brozzi, Casanuova, S. Antonio, e la Strada.
Danti, come abbiamo già detto, oltre a trasformare il podere le Colombe in un finto borgo medievale con finti campanile e chiesetta rielaborò anche un vecchio podere rinominandolo
Castelnuovo che era costituito da una rocca diruta. La trasformazione avvenne costruendo una nuova torre e riparando quella diruta e dotandole di merli in modo da uniformarsi allo stile degli altri interventi che erano stati operati nella Ragnaia.

Come si può notare nella cartolina della
Collezione Carlo Benvenuti spedita nel 1913, i merli  a Castelnuovo erano ancora visibili.