ARCHIVIO DEL TEMPO CHE PASSA
COMPIHOBBY

L'ARCHEOLOGIA NELLA VALLE  DELL'ARNO
DEL COMUNE DI FIESOLE
A cura di Berlinghiero Buonarroti
(Depliant «Là dove Fiesole si specchia in Arno.  Girone, Compiobbi,Ellera)

Archeologia

Storia locale

Gruppo Archeologico Fiorentino, che ha sede a Compiobbi, ha approntato una carta archeologica della Valle del Sambre da dove emergono alcuni siti archeologici degni di studio.
Casa al Matto, un romitorio, nell'alto Sambre a sud di Cucina, in località detta Serravalle che nascondeva un vasto frammento di una colonna romana del III sec. d. C. In una carta che si trova nell'Archivio Storico del Comune di Fiesole l'edificio è considerato un fortino di avvistamento del vicino Castel di Poggio. Come ricordava l'anziana signora Cencetti, già residente alla vicina Casa Carli, il padre le raccontava che alla fine dell'800 l'edificio era denominato col curioso nomignolo perché era abitato da un eremita che, per la vita isolata che conduceva, era considerato non del tutto sano.

I resti della cosiddetta «Casa al Matto»,
a Serravalle nella Valle del Sambre a sud
di Cùcina

I resti visibili della Fornace di Vico, gestita nel '700 dalle Monache della SS. Conce-zione e, dopo la soppressione napoleonica del 1808 delle congregazioni religiose, passata ai frati di S. Maria Novella, che avevano sede nella vicina Fattoria di Paiatici. Il fatto della presenza in zona, anche se non contemporanea, dei frati e delle monache, ha fatto nascere pettegolezzi e illazioni, tramandati dalla tradizione orale, sulla presenza di un sotterraneo che avrebbe collegato, per ragioni certamente diverse dalla comunione della preghiera, i due ordini religiosi di sesso opposto.

Le maestose
Gualchieracce di Quintole,  ubicate nei pressi degli Archi della Quercia, in riva al fiume Arno in una località che si chiamava Castagneto. Attive nel 1344 sotto la proprietà dei Donati, potenti signori della zona, passarono agli Albizzi nel 1366 che le abbandonarono nel 1498, dopo due disastrose alluvioni subìte. Dopo 400 anni di abbandono sono ancora visibili gli imponenti resti degli edifici e le tracce, nel letto dell'Arno, della pescaia che permetteva di fare affluire l'acqua alla gora. Adiacenti, a valle delle Gualchiere, si trova un imponente muraglione di contenimento delle acque del fiume, alto 3 metri e lungo quasi 200 metri, costruito in epoca successiva, probabilmente per proteggere i campi dall'erosione del fiume.

SOTTO a DESTRA:
Le cosiddette «Gualchieracce» di Quintole, in localita Castagneto, oggi meglio conosciuta sotto il nome di «Archi della
Quercia» abbandonate
dallla fine del '400

SOPRA A SIN.:
L'uscita della gualchiera di Girone, quando ormai era riconvertita in mulino, in una cartolina illustrata
della Collezione
Carlo Benvenuti
spedita nel 1900 

Le Gualchiere di Girone o della Martellina. Impiantate dagli Albizzi nel 1322, passarono all'Arte della Lana nel 1541 per poi finire alla Camera di Commercio di Firenze, riconvertite in mulini.  Sono ancor oggi visibili, anche se abbandonate a se stesse, ubicate nella graziosa piazzetta terminale che contiene anche la ex oratorio di S. Antonio.